" IL DISCO DI FESTOS - Primo Calendario Egeo - Una proposta -" di Pier Luigi Mariotti
Relazione dell'Autore sul saggio, edito da MEF -Firenze, tenuta in occasione della presentazione nella Sala Consiliare del Comune di Follonica nell'autunno del 2008 .
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(introduzione : 1° parte)
Oggi , anno 2008, è il 1° centenario della scoperta, da parte di una spedizione italiana, del Disco di Festos in Creta e per sottolineare l'importanza del ritrovamento colgo l'occasione per presentare un mio breve scritto con il quale credo di contribuire in modo estremamente significativo ad una logica e coerente interpretazione dei segni o glifi presenti sul Disco.
E' ormai attestato, anche in seguito agli studi effettuati dal Pernier,Della Seta e del Godart che il manufatto ritrovato non è un falso ed è chiaro altresì che la sua esistenza non e’ dovuta ad un accidente storico irrazionale.
E' logico affermare che "SE qualcosa ESISTE E’ PERCHE ESISTE UN MOTIVO CHE GIUSTIFICA LA SUA ESISTENZA "
Convinto di una presenza non casuale, del manufatto, in questo tempo e spazio, era necessario verificare i diversi MOTIVI di questa esistenza .
L'approccio al Disco è avvenuto grazie al mix di interessi del sottoscritto ovvero grazie ad un background culturale abbastanza selettivo anche se non approfondito più di tanto ( interessi che spaziano dalla archeologia ,alla astronomia alla storia alla matematica, ma non necessariamente in modo specialistico ).
Proprio per questo insieme di interessi personali, sono convinto di aver OFFERTO con la pubblicazione del saggio, una chiave UNICA di interpretazione originale :convinzione sviluppata dal confronto di esperienze comuni a popoli più disparati che sono transitati su questo Pianeta..
Aver rilevato una elevata presenza di numeri è il momento cruciale della attività di ricerca e mi induce a credere che il messaggio sia potenzialmente più ricco di una particolare interpretazione letterale.
Sappiamo tutti che i simboli sono una forma di linguaggio. Tale simboli sono utilizzati in maniera diversa ed esprimono linguaggi più diversificati come ad esempio il linguaggio ALGOL – BASIC- COBOL –FORTRAN PASCAL
NON SONO linguaggi di popolazioni amerinde,asiatiche o di altro luogo ma semplicemente linguaggi di programmazione per comunicazioni uomo-macchina-uomo.
I simboli presenti nel Disco di Festos possono essere paragonati quindi anche ad una forma di linguaggio cosiddetto macchina.
EBBENE : concetti del tipo stringhe logiche correlate ai comandi di un linguaggio macchina, mi hanno permesso di costruire pensieri idonei alla comprensione del disco e quindi di scoprire l’aspetto importante e immediato dei numeri presenti nel disco tralasciando in subordine l’aspetto letterale tanto che dal 1908 ad oggi non è stato dato ancora dato un senso letterale compiuto alla sequenza dei glifi impressi nel disco, per cause più diverse.
L’impossibilità di capire il significato letterale è ormai attestata dal Godart ,Della Seta, e dallo stesso scopritore l.Pernier.
E' interessante notare che Il Godart realizza il fatto che sono complessivamente 242 segni impressi , di questi 46 segni sono di base ovvero si ripetono , ma è una percezione che si perde immediatamente nella ricerca di un significato letterale. Il lavoro del Godart rimane comunque un eccezionale lavoro di CENSIMENTO dei glifi presenti sul manufatto.
Agli scettici dico che con il LIBER ABACI del matematico FIBONACCI nel 1200 sono introdotti in Europa i numeri indiani (arabi o fenici) già in uso tra quelle popolazioni da tempi indefiniti mentre nella progredita Europa romanica e post-romanica si usava l'abaco,numeri romani ecc ed i numeri arabi non erano conosciuti.Non è escluso che popolazioni di altre parti del mondo o di altri tempi usassero metodi di conteggio ben diversi !
· Ma sono proprio quei due numeri sopra citati ovvero il 242 e il 46 che attirano l’attenzione del sottoscritto che mi consentiranno per un verso alla elaborazione del saggio che quest'oggi siamo qui ad esaminare ,mentre per un altro verso mi immetteranno in un contesto numerico talmente amplificato da costringermi a tenere separati le due ramificazioni.
E' il secondo contesto numerico che risulterà il più interessante proprio per l'elevata quantità di numeri primi presenti nel Disco e già annunciati, come in un biglietto da visita, nei due numeri citati :
- il 242 : 2 (i glifi si trovano sia sul lato A che sul lato B del manufatto) = 121 la cui radice quadrata è 11 ovvero un numero primo;
- dal numero 46 :2 abbiamo direttamente un numero primo che è il 23
La casualità non è una giusta spiegazione !
L’aspetto numerale/matematico ha provocato la vera attenzione al Disco
Una serie di analisi numeriche ha portato alla conclusione di affermare che siamo in presenza di dati calendariali: un calendario inteso come registro di eventi planetari che si susseguono giorno per giorno.
· La creazione di una particolare tabella base di suddivisione di tutti i segni presenti non è stata immediata e neppure semplice ma è stata determinante per giungere al risultato.
· è proprio grazie alle conoscenze minime di linguaggio macchina che è nata l’idea di suddividere i glifi quanti sono i settori e suddividere ciascuna stringa o settori in sequenze per il numero massimo di sette in quanto sette (notare ancora la presenza di un numero primo) sono i segni che possono formare quella STRINGA :una cosa semplice ma la sua “gestione” “assimilazione” si è protratta nel tempo.
E che l’aspetto matematico non era ancora stato rilevato - almeno nel 1995 - lo apprendiamo dal Godart in un articolo pubblicato in quel periodo sul Sole 24 ore intitolato "SCRITTA MANENT" nel quale specificava la impossibilità di procedere ad una interpretazione letterale. Con qualche anno di ritardo mi sono permesso di rispondere inviando nel 2000 (ovvero dopo la registrazione SIAE del manoscritto) la mia idea calendariale/numerale.
Dalla tabella, alla constatazione della notevole mole di numeri il passo è stato breve ma successivamente c’è stato il blocco : perchè tutti quei numeri ? per quale motivo sono stati posti in quel modo ? che cosa significavano realmente?
Solo più tardi è stata focalizzata l’attinenza ai calendari ma c’era sempre il problema di superare quella che poteva essere solo una propria opinione personale dovuta alla sola fantasia di una idea e non suffragata da ancoraggi reali ,da prove galileiane.
Solo l'incontro con una pubblicazione eseguita per celebrare il 5° anniversario della scoperta dell'America ,mi ha permesso di capire che la strada da me seguita era quella giusta, ed ecco allora prender forma e giustificazione ogni singolo numero rilevato sul disco.
In occasione delle celebrazioni del 5° anniversario della scoperta dell'America, è stato pubblicato a cura dell'Ambasciata del Messico in Italia, nel 1992, uno studio approfondito sui calendari mesoamericani ed in particolare uno studio sul Codice Cospi di provenienza Atzeca-Mixteca.
Ecco allora la necessità di uno studio più approfondito del contesto storico per il confronto di esperienze dei popoli europei e americani; ecco allora risalire a concetti di globalizzazione di esperienze e scoperte comuni già presenti nel neolitico o dell’età del bronzo per ciascun popolo (come in un percorso obbligatorio per tutta l’umanita’)
Esperienze comuni come la calendarizzazione del fluire maestoso del tempo e DI EVENTI ASTRONOMICI che altrimenti tutto travolge in un indistinto divenire.
Ecco quindi la necessita di pubblicare questo lavoro per rendere manifesta l’idea.
E' fondamentale capire che tutti i dati numerici descritti sono impressi sul Disco di Festos : non ho inventato nulla mi sono solo limitato ad esercitare l'azione di "couting"
Ciascuno è libero di controllarli : i dati sono immodificabile e non sono personali.
La mia opera afferma che il Disco di Festos è il primo calendario egeo noto, ideato non solo per controllare il flusso del tempo in brevi periodi ma soprattutto per la necessità di eseguire una ampia suddivisione dello stesso tempo e per memorizzare periodi fondamentali del trascorrere delle stagioni in relazione ad eventi astronomici.
Termine dell'introduzione :Pier Luigi Mariotti
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